Card. Leo Jozef Suenens,
in Ecumenismo e Rinnovamento Carismatico;
Orientamenti Teologici e Pastorali, “II Documento di Malines”, 1974.
“[…] Il Rinnovamento è una grazia per la Chiesa di Dio a più di un titolo, ma lo è assai particolarmente a titolo ecumenico. Infatti, il Rinnovamento, per la sua origine stessa, già invita al ravvicinamento dei cristiani assai lontani gli uni dagli altri, dando loro come terreno di incontro privilegiato una fede comune nell’attualità e nella potenza dello Spirito Santo.
Il Rinnovamento nello Spirito è una nuova accentuazione, un’insistenza sul ruolo e sulla presenza attiva e manifesta dello Spirito Santo in mezzo a noi. Nella Chiesa non si tratta di una novità, ma di una presa di coscienza accresciuta di una Presenza tanto spesso sfumata ed implicita. Tale “risveglio” ci viene, storicamente, dal Pentecostalismo classico, come pure da quello che si è convenuto di chiamare Neo-pentecostalismo. Tale riconoscimento di debiti che poniamo all’inizio di queste pagine non misconosce di quanto siamo debitori alla tradizione orientale, sempre
così sensibile al ruolo dello Spirito Santo: durante il Vaticano II, i Padri conciliari non hanno cessato di sottolinearlo […].
Il Rinnovamento nello Spirito, di cui oggi siamo testimoni, si presenta come un avvenimento spirituale sostanzialmente simile nella maggior parte delle Chiese e denominazioni cristiane. Si tratta di un avvenimento spirituale idoneo a ravvicinare i cristiani […]. A numerosi cristiani che ne fanno l’esperienza, oggi il Rinnovamento Carismatico appare come un esaudimento, tra tanti altri, di questa audace speranza ecumenica del Concilio. È permesso pensare che il Rinnovamento si pone tra gli impulsi futuri dello Spirito che il Concilio confusamente prevedeva. La storia della Chiesa è fatta di queste mozioni e imprese dello Spirito che, periodicamente, vengono a rivitalizzare la Chiesa. Il Rinnovamento si inserisce nel prolungamento della corrente di grazia che fu e rimane il Vaticano II […].
Il Rinnovamento Carismatico è una grazia di predilezione per la Chiesa del nostro tempo. Esso ci interpella tutti, pastori e fedeli, e ci invita ad intensificare il vigore della nostra fede e a suscitare nuovi modelli di vita cristiana, in condivisione fraterna, a immagine del Cristianesimo della Chiesa primitiva. Nella crisi che stiamo attraversando, questa grazia, per molti cristiani, assume un ruolo di supplenza per nutrire la loro vita religiosa, laddove la nostra liturgia manca troppo spesso di anima e di vita, la nostra predicazione di potenza nello Spirito, la nostra passività ha bisogno di coraggio apostolico […]”.
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Vescovi del Belgio,
documento episcopale sul Rinnovamento, ottobre 1979
“[…] Questo risveglio spirituale si esprime, fra gli altri segni, nel rinnovamento della preghiera, personale e comunitaria, nella nuova sete della parola di Dio, nell’attrattiva per i ritiri, nell’interscambio per il Vangelo, nelle nuove forme di vita secondo il Vangelo. Tra questi segni di risveglio religioso, il Rinnovamento “carismatico” occupa un posto particolare, dovuto sia alla sua diffusione mondiale che alle sue esigenze di vita.
[…] In occasione dell’udienza concessa dal papa Paolo VI all’indomani della Pentecoste 1975 ai 10.000 partecipanti al Congresso Internazionale del Rinnovamento, il Santo Padre ricordava, in questi termini, le principali manifestazioni dello Spirito: “Comunione profonda delle anime, contatto intimo con Dio nella fedeltà agli impegni presi al momento del battesimo, nella preghiera spesso comunitaria, in cui ognuno si esprime liberamente, aiuta, sostiene, alimenta la preghiera degli altri. Alla base di tutto una convinzione personale che non ha origine solo in un insegnamento ricevuto con la fede, ma anche in una certa esperienza vissuta, e cioè che, senza Dio, l’uomo non può nulla; mentre, con lui, tutto diventa possibile. Di qui il bisogno di lodarlo, di ringraziarlo, di celebrare le meraviglie che opera ovunque intorno a noi e in noi. L’esistenza umana ritrova il suo rapporto con Dio, quella che si chiama la ‘dimensione verticale’, senza la quale l’uomo è irrimediabilmente mutilato”. Da questo si comprende come Paolo VI abbia potuto dire: “Perché allora questo ‘rinnovamento spirituale’ non potrebbe essere ‘una chance’ per la Chiesa e per il mondo e perché in questo caso, non prendere tutte le misure perché continui ad esserlo?” […].
Lo Spirito soffia dove vuole. Egli non è limitato da alcuna barriera umana, ma ci sono delle ore nella storia della Chiesa in cui agisce con una potenza particolare. Il Rinnovamento, che non rivendica nessun monopolio dello Spirito, è una grazia che passa. Come ogni grazia, essa rispetta le nostre libertà, chiede la nostra collaborazione per poter portare dei frutti di rinnovamento per la vita personale, comunitaria […].
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Vescovi Latino-Americani,
documento firmato da 109 vescovi radunatisi per studiare e riflettere sui fondamenti teologici,
sui frutti e problemi del Rinnovamento Carismatico Cattolico, Columbia 1 – 4 settembre 1987.
“Paolo VI ha espresso il suo compiacimento per il Rinnovamento nello Spirito che nasce nei luoghi e negli ambienti più diversi e che conduce alla preghiera gioiosa, all’intima unione con Dio, alla fedeltà al Signore e ad una profonda comunione delle anime, […] riteniamo conveniente studiarlo in maniera più approfondita e dargli impulso affinché possa produrre i frutti di cui tanto abbiamo bisogno, evitando che possa snaturarsi a causa di esagerazioni o deviazioni […]. La discreta ma meravigliosa azione dello Spirito divino in questi venti anni di Rinnovamento Carismatico Cattolico e gli abbondanti frutti che ha prodotto, ci mostrano l’importanza di questa corrente spirituale e ci animano ad apprezzarla e promuoverla diligentemente, poiché è uno dei mezzi per conseguire quel rinnovamento spirituale di cui la Chiesa ha bisogno e che il Santo Padre ci chiede […].
[…] uno dei frutti del Rinnovamento è la proclamazione gioiosa che molti stanno facendo di un Gesù vivo, “costituito Signore e Cristo” da Dio (cfr. At 2,36) […]. E la crescita di questo Rinnovamento si deve in gran parte all’azione materna di Maria, la sposa amata dello Spirito, la cui costante intercessione continua a ottenere per la Chiesa l’effusione del divino Spirito […]. Quando i gruppi sono ben orientati da animatori dovutamente formati, si notano subito i frutti di questa preghiera comunitaria che offre a tutti l’opportunità di agire personalmente e di condividere con semplicità e gratitudine l’azione santificatrice dello Spirito del Signore […]. Senza dubbio, il frutto più visibile del Rinnovamento è quello di “aver restituito all’uomo di oggi il gusto per ciò che è spirituale e di aver risvegliato un grande amore per la preghiera in tutte le sue forme” (Paolo VI) […]. Invitiamo vivamente i sacerdoti a conoscere e apprezzare il vero Rinnovamento spirituale affinché possano animarlo nelle loro comunità e orientarlo con sollecitudine pastorale per evitare che cada in esagerazioni o deviazioni”.
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Card. Carlo Maria Martini,
Omelia della Celebrazione eucaristica di apertura
della XI Convocazione Nazionale del RnS; Rimini, 22 aprile 1988.
“[…] Che cosa è richiesto dal cammino ormai quindicennale del Rinnovamento nello Spirito? Questo è il segreto di Dio e ve lo dirà il Signore […] la maturità spirituale è crescere nella carità con tutti i suoi frutti […].
1. Crescere anzitutto nella conoscenza e nell’amore della vigna che è lo stesso Gesù morto e risorto, nostra vita e Signore delle nostre vite.
2. Crescere nella conoscenza, amore e stima di quella vigna che Dio stesso ha piantato e per la quale Gesù è morto, cioè la santa Chiesa visibile, unita attorno al Papa, sotto la guida dei vescovi, amando ognuno e ciascuno dei più piccoli fratelli di essa.
3. Crescere nella conoscenza della Parola di Dio, studiata e approfondita secondo i criteri della Dei Verbum (capitoli III e VI) […].
4. Crescere nell’interiorità della fede e della preghiera […].
5. Crescere nella forza evangelizzatrice che non viene dal gridare “Signore, Signore” ma, anzitutto, dal fare la volontà del Padre che è nei cieli […].
6. Crescere nell’attenzione al contesto sociale […].
7. Crescere nella delicatezza delle espressioni delle preghiere private e pubbliche, non in commotione Domini […].
8. Crescere nel dolore dei propri peccati; piangere per i peccati del mondo […].
Se frutto del Rinnovamento nello Spirito sarà, anzitutto, il suscitare nella Chiesa intera, fino agli strati più semplici del popolo di Dio, presso tutti i laici, la gioia della lode, la lode spontanea, gratuita, […] tale lode potrà invadere tutte le Chiese […].
Card. Camillo Ruini,
intervento alla XIX Convocazione Nazionale del RnS,
in occasione del riconoscimento dello Statuto dell’Associazione “Rinnovamento nello Spirito Santo”
da parte della Conferenza Episcopale Italiana; Rimini, aprile 1996.
“Questo riconoscimento ufficiale da parte dei vescovi rappresenta infatti un atto di stima e di fiducia, attestato dal plauso che mons. Antonelli, nella sua lettera di accompagnamento, rivolge alle realtà del Rinnovamento che offre alla Chiesa il proprio impegno di servizio […]. L’auspicio che vorrei trarre da questa approvazione dello Statuto è che il Rinnovamento possa ricevere ancora maggior slancio per il suo cammino ed esprima con sempre crescente chiarezza l’efficacia del dono dello Spirito Santo per una sequela consapevole e fedele di Cristo e per il bene della Chiesa e dell’Italia […]. Il Rinnovamento nello Spirito Santo è un’espressione genuina della missione della Chiesa, nella quale Dio realizza, per mezzo del suo Spirito, la sua opera di conversione. Che il Signore possa permettere al Rinnovamento nello Spirito Santo e ai suoi aderenti di accogliere con vigilanza e discernimento l’autenticità del dono dello Spirito così da diventare missionari autentici del Vangelo di Cristo”.
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Card. Joseph Ratzinger,
estratto del discorso del Prefetto della Congregazione per la Fede
al Congresso mondiale dei Movimenti “I Movimenti ecclesiali e la loro collocazione teologica”,
Roma, Domus Pacis, 27 maggio 1998.
“[…] Si fanno visibili tanto i pericoli, quanto le vie di superamento che esistono nei Movimenti. Vi è la minaccia di unilateralità che porta ad esagerare il mandato specifico che ha origine in un dato periodo o in forza d’un particolare carisma […] è un fatto che può indurre ad assolutizzare il proprio movimento, che viene ad identificarsi con la Chiesa stessa, a intendersi come la via per tutti, mentre di fatto quest’unica via può esser fatta conoscere in modi diversi.
Del pari è quasi inevitabile che dalla fresca vivacità e dalla totalità di questa esperienza nuova derivi ad ogni piè sospinto anche la minaccia di scontro con la comunità locale: uno scontro in cui può darsi colpa da entrambe le parti, onde entrambe le parti subiscono una spirituale sfida alla coerenza cristiana.
[…] Le due parti devono lasciarsi educare dallo Spirito Santo e anche dall’autorità ecclesiastica, […] devono imparare l’una dall’altra a lasciarsi purificare […].
Ai Movimenti, quindi, va rivolto un monito: anche se nel loro cammino hanno trovato e partecipano ad altri la totalità della fede, essi sono un dono fatto alla totalità della Chiesa, e alle esigenze di questa totalità devono sottomettersi, per restare fedeli a ciò che è loro essenziale. Ma occorre che si dica chiaramente anche alle Chiese locali, anche ai vescovi, che non è loro consentito indulgere ad alcuna pretesa d’uniformità assoluta nelle organizzazioni e programmazioni pastorali.
[…] Non è lecito pretendere che tutto debba inserirsi in una determinata organizzazione dell’unità; meglio meno organizzazione e più Spirito Santo! Soprattutto non si può sostenere un concetto di comunione in cui il valore pastorale supremo consista nell’evitare conflitti […].
Per finire, tutti devono lasciarsi misurare col metro dell’amore per l’unità dell’unica Chiesa, che rimane unica in tutte le Chiese locali e, in quanto tale, si palesa continuamente nei movimenti apostolici […].